Archive for novembre 2009

22. MILANO- TORINO- MILANO- NAPOLI

Sono in viaggio verso Torino.

Mi sono svegliato alle 8 di mattina dopo un venerdì di bevute terminato all’alba. Non so nemmeno cosa ci faccio su questo cazzo di treno. A cosa serve continuare a farsi del male così? Mi sono ripromesso che questa è l’ultima volta. La nostra ultima chance. La tua last chance Martina.

Se anche stavolta non mostrerai nessun segno di interesse nei miei confronti, allora alzerò bandiera bianca una volta per tutte.

Non puoi continuarmi a illudere così. Non me lo merito. Non è giusto prendere per il culo una persona che per così tanto tempo è stata perdutamente innamorata di te.

Guardo fuori dal finestrino e penso che sarebbe bello se stavolta le cose andassero per il verso giusto.

Perché non può accadere un piccolo miracolo? Perché non arriva una benedetta scossa a cambiare la situazione in cui mi trovo?

Non vuoi essere tu la mia rivoluzione Martina?

Sto cercando disperatamente una risposta a questo momento. Sto impazzendo tentando di dare un senso a quello che mi è successo e voglio disperatamente credere al destino. Voglio pensare che non sia accaduto nulla per caso e che se c’era una lezione di vita da imparare io possa impararla in fretta.

Ma chi voglio prendere in giro?

Hai solo 20 anni e un mucchio di problemi per la testa. Probabilmente non sai neanche badare a te stessa e non hai idea di come superare certi ostacoli. Ma si può sempre darsi una mano a vicenda. E’ una vita che ti cerco e ti aspetto e ora sono stanco di aspettare.

 

Scendo dal treno e come al solito il cuore va per i fatti suoi. Potremmo ripetere la scena altre mille volte, non cambierebbe nulla. Indossi un basco grigio e un cappottino blu, hai sulla bocca del rossetto o del lucidalabbra alla frutta. Sono labbra fatte per essere baciate quelle, labbra che non aspettano altro.

–         Benvenuto a Torino!

–         Grazie tesoro. E’ da molto che aspetti? Il treno ha fatto un po’ di ritardo. – ti abbraccio cercando di rubare il tuo odore.

–         No, sono appena arrivata.

–         Dove mi porti di bello?

–         C’è una mostra sull’antico Egitto alla reggia di Venaria. Ti va?

Mi va? Ma ancora non l’hai capito che a me interessa poco di quello che facciamo e di dove siamo. Puoi portarmi anche a una mostra sulla storia dello stuzzicadenti dalla Mesopotamia ai giorni nostri. Accanto a te diventerebbe interessante anche una cosa del genere. Mi basta starti accanto, respirarti e guardarti. Mi basti tu.

–         Perfetto. Andiamo alla mostra  e poi facciamo un giro per Torino?

–         Sì, tanto prima di stasera non scappi giusto?

–         E chi scappa?

–         Però potevi restare a dormire da me. Così uscivi con me e i miei amici stasera e domani facevamo un altro giro con calma.

Dormire di nuovo accanto a te? Mi vuoi così male da volermi concedere il bis della nottata post concerto? No, grazie.

–         Hai ragione, ma domani ho degli impegni a Milano. Sarà per la prossima volta.

 

Giriamo tra teste mozzate di faraoni, utensili e monetine ritrovate in qualche posto lontano. Giriamo tra secoli di storia e cultura. Quante vite ci sono negli oggetti raccolti in un museo? Quante mani hanno lavorato la pietra, quante famiglie hanno usato gli utensili nella vita di tutti i giorni?

Riesci ad appassionarti per qualsiasi cosa e a trovare il bello ovunque. Poche ragazze riescono a interessarsi di medicina, scienza, arte, letteratura, storia con lo stesso entusiasmo che hai tu. Starti accanto e sentirti parlare è respirare vita, fare un giro infinito in tutta la bellezza che c’è nel mondo.

Mi metti voglia di vivere, di cambiare, di riscoprirmi. Se solo non fossi così follemente attratto da te potresti essere la mia migliore amica. Ma non mi basta, non mi potrà mai bastare.

E ancora non ho capito se questo lo sai o fai finta di non saperlo.

Passeggiamo nel parco della reggia, in una giornata tipicamente primaverile.

–         Sai, dopo aver trascorso gli anni delle mia adolescenza a desiderare di morire e a farmi del male da sola, sono dovuta ripartire dalle piccole cose per riprendermi la vita. Passeggiare in un parco, chiacchierare con un vecchio amico, andare a una mostra. Oggi sento dentro una voglia di vivere che mai avrei immaginato…

–         E’ così bello sentirti dire certe cose. A volte cerco di farmi coraggio e di pensarla come te. Se solo avessi qualche anno in meno, sarebbe tutto diverso.

–         Ma perché? Non sei mica vecchio?

–         No, ovvio che non sono vecchio. Ma sai, è strano ma a 27 anni vedi le cose in modo molto diverso da come le vedi a 20. Anche io quando avevo la tua età stavo messo male, ero incazzato con il mondo e mi faceva schifo qualsiasi cosa. Ma avevo la speranza a mandarmi avanti, la forza dei sogni. Oggi faccio davvero fatica a sognare. Non ci riesco più.

–         Secondo me tu sei capace perfettamente di sognare. E’ solo che non vuoi vedere le infinite possibilità che hai di fronte a te.

 

In questo momento ne vedo solo una di possibilità. E sei tu. Sei la mia unica possibilità, l’unica ancora di salvezza e so che non è giusto. Ti sto usando ancora una volta e inutilmente. Non posso aspettarmi nulla da te, tantomeno la redenzione dai miei errori e dalla mia immaturità. Hai 20 anni e riesci a farmi lezioni sulla vita e a dirmi parole di una saggezza incredibile. Hai 20 anni e sembri averne capito più di me di questo mondo. Le differenze si annullano, si capovolgono e si aprono nuovi scenari.

–         Hai ragione, ci sono cose che non posso fare a meno di sognare. Cose che sogno da una vita, eppure non si realizzano mai. E allora mi chiedo se forse non è meglio accontentarsi, fare come tutte quelle persone che non si pongono tante domande e vanno avanti felici e sereni. Non vorresti essere anche tu come loro Martina?

–         Non puoi desiderare di essere quello che non sarai mai. Sei fatto così. Sei uno stupido sognatore e allora? Che c’è di male? Sognare non costa nulla. E poi la banalità e la normalità sono così noiose. Non è meglio essere come noi? Essere dei diversi? Abbiamo un dono non trovi?

 

E allora perché sento questo dolore dentro quando ti guardo? Perché mi si contorce lo stomaco all’idea che tra qualche ora ti saluterò e sparirai per chissà quanti giorni o settimane?

Vorrei dirti che non ce la faccio a starti accanto così, che sto male se non posso averti. Ma in fondo farei solo l’ennesimo errore e mi sbatterei in faccia un’altra porta.

Ti sogno da anni, ma abbiamo appena cominciato a conoscerci sul serio. E’ la prima volta che mi apri il tuo cuore, che mi dici cosa ne pensi di me e com’è il tuo modo di vedere la vita.

Tabula rasa.

Abbiamo appena cominciato ad avvicinarci, non posso pretendere che tu sia innamorata di me o che voglia passare di già dall’amicizia ad altro.

Ho bisogno di calma. Devo lasciare che le cose vadano avanti così, aspettare con pazienza un altro incontro e poi un altro ancora. Nulla mi vieta di sperare e di credere al miracolo. Forse è solo questione di tempo e in questo momento non voglio e non devo correre.

Passeggiamo tra le strade della tua città.

Ti ho immaginato tante volte sotto quel cielo grigio, in una città che ha la fama di essere triste e spettrale. Ti immaginavo alle prese con i tuoi problemi e le tue paure e mi chiedevo come trascorressi le tue giornate.

Chissà come è entrato l’amore nella tua vita?

Vorrei sapere di più sulle tue storie, sapere se i ragazzi con cui sei stata ti hanno amata davvero come meriteresti.

So che è inutile chiederti certi particolari. Su certi argomenti sei muta come un pesce. Preferisci parlare d’altro. Di quello che ami leggere, di quello che ti piace fare nel tempo libero o quando esci con gli amici.

Hai difficoltà a capire i sentimenti e ad esprimerli. Lo vedo e lo sento ogni volta che ci incontriamo.

Come posso fare per farti sciogliere? Se esiste una parolina magica per entrare dentro di te dimmela. Dimmi se esiste un modo per farti abbassare la guardia, per capire cosa ti passa per la testa e cosa senti.

Siamo sulla riva del Po. Guardiamo il lento scorrere dell’acqua, rilassante e ipnotico. Oggi Torino è davvero bella, molto più di come la ricordassi.

E’ diversa da Milano. Riesce a mantenere ancora un sapore di antico, una faccia tranquilla e serena. Non si respirano la fretta e l’ansia tipiche di Milano.

–         Allora, cosa hai deciso di fare con il lavoro?

–         Sto cercando di rientrare nel mondo della pubblicità. E se non ci riesco, vorrei fare quanto meno un lavoro che abbia un minimo a che fare con quello che ho studiato e fatto nella mia vita.

–         E’ giusto. Come ti è saltato in mente di voler fare un lavoro in cui avevi a che fare ogni giorno con numeri, fatture e roba simile? Come se non ti conoscessi…

–         E infatti non mi conosco Martina. E’ in questo periodo che sto cominciando a capire veramente chi sono e cosa voglio. E’ quando tocchi il fondo e perdi tutto ciò che avevi che ti rendi conto di chi sei e apri finalmente gli occhi.

–         Ma non hai mai pensato di metterti a scrivere? So che te la cavi abbastanza bene. Ho letto le tue poesie sul tuo blog un po’ di tempo fa.

–         Peccato che in Italia ci campino sì e no in dieci con la scrittura. Purtroppo non è un lavoro fare lo scrittore. Lo è solo per pochi eletti fortunati e dotati di grande talento. E comunque non credere che non ci abbia mai pensato.

 

Ci ho pensato eccome.

Tre anni prima avevo scritto un romanzo di formazione in cui la protagonista femminile aveva le sembianze e il carattere di Martina. La sua figura mi aveva così tanto impressionato e ammaliato da accendermi dentro un fuoco.

E così mi misi a scrivere. Scrivevo ogni notte prima di andare a dormire. Scrivevo e immaginavo Martina alle prese con i suoi dolori, l’incontro con il primo amore, la rinascita e la voglia di tornare a vivere sul serio.

Scrissi 200 pagine in 3 mesi.

Quel libro è rimasto in un cassetto. Non ho mai avuto il coraggio di spedirlo in giro, perché non ho mai pensato di avere un vero talento per la scrittura. E poi temevo troppo il rifiuto, l’idea di sentirsi dire di no da ogni casa editrice.

Ma soprattutto non volevo che Martina lo leggesse.

Ora mi chiedi se abbia mai pensato di mettermi a scrivere. Cosa dovrei risponderti? Dovrei dirti che ho bisogno di un calcio nello stomaco pari a quello che mi hai dato tu tre anni fa?

–         E allora perché non scrivi? Anche solo per il gusto di farlo. Se poi riesci a pubblicare e a vendere, tanto di guadagnato.

–         Dovrei farlo…ci penso sempre, ogni giorno…sto solo cercando l’ispirazione e forse l’ho appena trovata.

Ti guardo negli occhi e sorrido. Rivedo le tue guance rosse e so che hai capito di cosa sto parlando. Sai che per me sei la più grande ispirazione e che se c’è qualcuno in grado di accendermi dentro emozioni tanto forti da doverle sfogare su carta, quella sei tu.

Torniamo verso la stazione e mi sento fiero di me. Non ho cercato di baciarti e ho evitato di saltarti addosso. Mi sono goduto una giornata di riflessioni e amicizia e mi basta questo. So di volerti, ancor più di prima. Ma so che non posso averti, non ora, non così. Oggi abbiamo fatto un altro passo in avanti, ci siamo donati un altro pezzo della nostra anima.

Sarai mia Martina. Deve essere così.

 

Mentre sono sul treno per Milano provo la solita tristezza e il senso di vuoto che ho ogni volta che ti saluto. Mi chiedo quando sarà la prossima volta che ti rivedrò. Con te è tutto sempre imprevedibile. Potresti riapparire tra due giorni, una settimana, un mese o sparire del tutto.

Squilla il cellulare. E’ Davide, un amico storico che conosco dai tempi del liceo. Davide vive a Milano da pochi mesi, ha trovato lavoro in una società informatica dopo aver vagato inutilmente per le aziende napoletane per due anni.

–         Dove cazzo sei?

–         Ciao Davide! Sono in treno, sono stato a Torino.

–         A Torino?

–         Sì, sono andato a trovare un’amica.

–         Non mi dire…Martina?

–         Sì, lei…

–         Martina la ex di tua cugina? Quella mezza pazza che ha tentato il suicidio e soffriva di anoressia?

–         Proprio lei coglione.

–         Te l’ha data?

–         Stai zitto idiota. E’ una lunga storia.

–         Ho capito, ho capito. Ti conosco troppo bene. Chiamami appena sei in stazione a Milano, andiamo a bere qualcosa e mi racconti.

Temo fortemente il suo giudizio. Davide mi conosce troppo bene per non rinfacciarmi la mia passione per Martina e per non farmi notare alcune coincidenze ricorrenti nella mia vita. So già cosa mi dirà e non ho nessuna voglia di sentirlo.

 

Scendo dal treno, dopo due ore infinite di viaggio passate a masturbarmi il cervello con canzoni sentimentali sparate a mille dal lettore mp3.

Davide mi aspetta alle Colonne di San Lorenzo. Due passi, una birra e tante chiacchiere per ricordare il passato, analizzare il presente e distruggere il futuro. Ho paura!

–         Allora? Che cazzo sei andato a fare a Torino? Ma almeno un bacio te l’ha dato?

–         Magari…

–         Noooo! Ma non ci perdere tempo. Tanto non ne vale la pena.

Un Euro per ogni persona che mi ha detto questa frase negli ultimi mesi e a quest’ora sarei ricco e avrei risolto il problema lavoro.

–         Lo so che non ne vale la pena. Però…sai come sono fatto. Mi conosci da una vita.

–         Sì, ma non hai più 16 anni. All’epoca te le concedevo certe cose. Ora basta, non puoi continuare così.

–         Ma non ci posso fare niente. Per quanto sappia che forse mi sta solo prendendo in giro e che difficilmente ci sarà qualcosa tra di noi, ho desiderato troppo passare del tempo con lei per non sfruttare la breve distanza che ci separa ora. E poi siamo entrambi single da poco…

–         E allora? E’ anche peggio di quel che sembra. Guarda caso, ti ha contattato proprio dopo che il ragazzo l’ha mollata. Strana coincidenza non trovi?

–         Che vuoi dire? – faccio il finto tonto ma so benissimo a cosa si riferisce. Il pensiero ha sfiorato la mia mente sin dal primo momento.

–         Voglio dire che sai meglio di me come sono fatte le donne. In certi momenti hanno bisogno di sentirsi corteggiate. E guarda caso, lei ha chiamato proprio te.

–         Già…lo stupido cagnolino obbediente sempre pronto a correre da lei e a riempirla di complimenti.

–         Esatto. E ti devo rinfrescare la memoria?

–         No! Ti prego, non tirare fuori la storia di Elena. Per me quella è preistoria.

–         Sarà pure preistoria, ma le coincidenze sono inquietanti. Cazzo, non puoi perdere la testa per ogni ragazza problematica che incontri. Hai buttato gli anni migliori per star dietro a Ele. E guarda caso, anche lei era anoressica e con il cervello schizzato. Ma ti piacciono così tanto le malate di mente?

–         Non sono malate di mente…non più di quanto non lo sia io. Sono semplicemente diverse, fuori dal comune. E a me la normalità sta sul cazzo, da sempre. Ora più che mai lo capisco. Non voglio la banalità, voglio la follia e l’originalità nella mia vita e se questo significa avere a che fare con ragazze come Martina, Amen!

–         Bah…ma Clelia com’era? Io non l’ho mai conosciuta.

–         Anche lei aveva le sue belle scimmiette in testa…però nulla a che vedere con Elena e Martina. Tra le varie pazze che ci sono state nella mia vita, era la pazza più normale.

–         Ma perché a noi due non è andata come ad alcuni dei nostri amici di classe? Fidanzati dai tempi del liceo e ora a distanza di 10 anni stanno quasi per sposarsi. Beati loro!

–         E che palle! La tipica mentalità napoletana. Il matrimonio come fine ultimo della vita. Ma tu davvero li invidi? Cazzo, non hanno mai avuto modo di vedere cosa c’è fuori dalle loro quattro stupide mura. Non si sono mai chiesti se è davvero la migliore delle situazioni possibili quella in cui si trovano intrappolati da 10 anni. Io non voglio accontentarmi, non lo farò mai!

Non è possibile che esista ancora questo modo di ragionare. E’un virus radicato nell’anima dei napoletani da cui è quasi impossibile liberarsi. Unico obiettivo: un rapido matrimonio. Quanta gente ho visto rovinarsi con questa fissazione. Coppie di ventenni sposarsi dopo 3 anni di fidanzamento, venticinquenni appena laureati che si sono accasati ancor prima di trovare lavoro, gente che per una vita intera è stata con la stessa persona accanto, stando male e restando in silenzio. Anche io sogno un matrimonio e ho gli incubi all’idea di restare da solo. Ma non ci si può sposare per legge e perché lo fanno tutti. Ci si sposa quando è il momento giusto per farlo e con una persona che si ama alla follia, non con la prima che si è mostrata disponibile. Ancora oggi, nel 2009, devo sentire mia madre che mi consiglia ipotetiche fidanzate solo perché sono brave ragazze. Ma ci si può fidanzare con una donna solo perché è una brava ragazza e sai che non ti romperà mai le scatole per nulla?

 

Davide ride e nonostante sia abituato da secoli alla mia filosofia di vita, ancora non se ne fa una ragione.

–         Bravo, non ti accontentare! Intanto loro hanno la ragazza, sono sereni e progettano un futuro.

–         Non me ne frega un cazzo del futuro Davide…non se prima non posso godermi il presente. Potrei morire domani o impiccarmi dopodomani. Voglio vivere ora!

 

Questo sono io.

Questo sono io.

28 anni da festeggiare in solitudine, tra lenzuola vuote e in disordine. Lenzuola che nessuno accarezza, da quasi un anno.

Questo sono io.

Sangue e lacrime, rabbia e pianto.

Scelte sbagliate, strade deviate, percorsi a ostacoli senza alcun punto di arrivo.

Questo sono io.

Il risultato di chi mi ha condizionato la vita, con la sua pochezza, la sua violenza, la sua mancanza di rispetto per l’infanzia…e oggi le conseguenze si vedono tutte, come cicatrici indelebili sull’anima.

Questo sono io.

Una famiglia allo sbando. Una madre con cui non parlo, un padre che mi ha suggerito la strada sbagliata. E il resto che è solo casino, paura e incertezza.

Questo sono io.

Una ragazza che mi illude da anni, senza chiarezza, senza pietà, senza dare nulla indietro per quest’amore che non ha senso e mai ce l’avrà.

Questo sono io.

Donne che attraversano la mia vita come fantasmi. Qualcuna mi sfiora appena, qualcuna vorrebbe entrare nel mio mondo. Ma alla fine nessuna riesce a farlo.

Questo sono io.

Amici che sanno solo dare consigli inutili e riempirti di serate tutte identiche tra loro. E dopo il 4 cocktail torni a casa con lo stomaco pesante e il cuore più vuoto di prima.

Questo sono io.

Un presente che non c’è. In un mondo in cui i miei coetanei cercano di preoccuparsi per il futuro, io lotto con le unghie e con i denti per avere almeno un cazzo di presente.

Questo sono io.

E tanto altro ancora…fuoco nelle vene, rabbia senza voce, guardare ma non toccare, giocare ma senza ridere, lottare senza vincere mai.

Questo sono io, oggi…

Auguri Peter Pan.

21. L’ALLIEVO E MARGHERITA

– Ero dentro di lei bambolina, mi stavo finalmente sfogando dalle frustrazioni accumulate in questi ultimi mesi e all’improvviso mi sono venute in mente loro.

– Loro chi? – a volte Margy perde colpi.

– Secondo te chi? Le mie nonne? Clelia e Martina!

– Wow…sei messo maluccio eh? Pensi a loro mentre fai sesso con un’altra. Ma almeno ti piaceva la tipa?

– A dire il vero no…

– E che ci sei uscito a fare allora?

– Devo pur cominciare da qualche parte. Lei è la prima ragazza che si sia dimostrata disponibile da quando Clelia mi ha lasciato.

– Si, ma non mi sembra che tu sia messo così male da doverti ficcare nel letto della prima che capita.

– Ma ne avevo bisogno Margy…dovevo distrarmi da tutto quello che mi sta capitando. Non ne posso più. Sabrina almeno mi ha fatto sentire desiderato.

– Ma la vuoi smettere di pensare che non puoi vivre senza una donna accanto?

– La fate tutti facile. Ma tu stai contemporaneamente con 2 ragazzi, Claudio salta da un letto all’altro e Andrea…beh, di lui è persino inutile parlarne.

– Ma perché ti devi sempre paragonare agli altri? Ok, io sono una stronza! Claudio sta attraversando una fase che mi auguro che prima o poi possa passare e Andrea non conoscerà mai quello che tu hai avuto la fortuna di conoscere più di una volta. Sto parlando dell’amore.

– Bella fortuna che ho! Guarda come mi ha ridotto l’amore. Sono così preso dal ricordo della mia ex e dall’inutile desiderio di Martina che non riesco neanche a godermi una sana scopata.

– E allora? Che problema c’è? Sei unico. Sai quante ragazze ci sono lì fuori che sognano di stare con un idealista come te? Sei uno che non si accontenta, che sogna ancora il grande amore.

– Ma io sono stanco di essere così. Non voglio più sognare, non voglio più star male per amore.

– Senti, ma perché non chiami Martina? Non vi siete più sentiti dalla sera del concerto?

– Solo qualche messaggino.

– E che aspetti? Invitala a Milano. O vai da lei a Torino. E stavolta stai sereno. Rilassati e chiacchierate come due vecchi amici. Non prenderle le mani, non provarci. Vedrai che probabilmente sarà lei a crollare e a cercarti.

– E’ anche per questo che sto evitando di starle troppo dietro. Voglio che non mi dia troppo per scontato. Voglio che capisca che non starò ad aspettarla per sempre.

– Fai bene, falla friggere un po’. Però non esagerare, se hai voglia di vederla diglielo.

Questa sera, per cambiare, siamo andati in un altro locale. Uno di quei posti dove alla fine dell’happy hour ci si sposta in un’altra sala e si balla. Margherita muove il culo a ritmo di musica elettronica. Ha un corpo da favola. Seni piccoli ma ben fatti, gambe tornite e lunghe. Balla e vedo decine e decine di occhi posarsi su di lei. Le piace piacere. Sa di poter avere gli uomini ai suoi piedi e gode terribilmente quando si sente al centro dell’attenzione. Quando è venuta a vivere a casa nostra è stata dura non perdere la testa per lei. Per fortuna c’era già Clelia, altrimenti sarei stato l’ennesima vittima della sua straordinaria bellezza.